L’amore maturo… cantato.

“Anche fragile”, canzone della cantautrice Elisa, descrive in modo preciso e approfondito un rapporto d’amore, quel tipo di amore che cerca di attraversare le crisi per andare avanti insieme, per stare a vedere dove si può arrivare. Elisa stessa ha definito il proprio testo “lo spaccato di una relazione e di un amore” che “racconta anche le parti più difficili e le crisi. Insomma tutto quello che succede nel tempo nelle storie d’amore lunghe e profonde“.

Qui non si parla di innamoramento, come in molte canzoni del panorama musicale nazionale e internazionale, in cui predominano le prime sensazioni, la forte attrazione iniziale, la bellezza e l’emozione di cercarsi e scoprirsi, la paura di perdersi. In questo testo emerge tutta la forza di un amore solido, ma anche la fatica di costruirlo giorno dopo giorno e di mantenerlo.

Qual è la differenza?

Menghi P. (1997) spiega che nella fase di innamoramento “il centro del cuore ha potuto cominciare ad aprirsi, eliminando quello della testa”. È però nella fase dell’amore che si ha una vera e propria opportunità: mantenere il centro del cuore aperto “nonostante la testa abbia ripreso a funzionare”. Amore è: “quando il cuore resta aperto nonostante la testa funzioni”.

Ma dov’è il vantaggio di trovare un equilibrio tra testa e cuore, di portare “gli occhi e il cuore” come canta Elisa? In cosa consiste l’opportunità dell’amore?
Dicks H.V. (1967) definisce la relazione di coppia come “relazione terapeutica naturale”, un luogo che può diventare di crescita e di maturazione. Due partner, infatti, attraverso movimenti reciproci che permettono uno scambio costruttivo, hanno l’opportunità di mettere in gioco le proprie risorse personali e, su un terreno costituito da intimità, comprensione, sostegno, complicità e passione, di provare a risolvere e superare nodi del passato e difese personali costruite nel tempo e, in questo modo, di crescere e maturare.

Elisa lo canta in più passaggi del suo testo: “siediti qui, parlami ancora se non ho parole”; “io non te lo chiedo mai, ma portami al mare, a ballare”; “non ti fidare quando ti dico che va tutto bene così”. E, ancora, “non nasconderti con le battute, non mi allontanare”. Esempi pratici di dinamiche possibili in una relazione: quante volte può capitare di aspettarsi che sia l’altro a capire, che sia l’altro a interpretare un silenzio, un desiderio inespresso? E quante volte può capitare di accusare l’altro di non prendere le cose seriamente, di non dare loro il giusto peso e, anzi, di ironizzare o minimizzare?

A volte può sembrare inutile chiedersi se dietro un comportamento ci sia qualcosa di diverso da ciò che sembra, perché si dà per scontato di conoscere bene chi si ha accanto e si pensa che l’altro semplicemente “è fatto così”.

Capita, a volte, di vedere l’altro attraverso il filtro della propria esperienza passata e non per quello che è. In queste occasioni la coppia finisce per assumere una funzione non più terapeutica, ma riparativa (Monguzzi F., 2006). Ci si aspetta cioè, senza esprimerlo o addirittura senza esserne consapevoli, che l’altra persona intervenga in aree di sofferenza, che lenisca ferite, che rimedi a errori del passato. Bisogna tenere conto, infatti, delle modalità con cui i bisogni vengono espressi, di quanto essi entrino in gioco in modo inconsapevole, pensando poi che sia l’altro a non capire, a non accogliere, a non fare la cosa giusta.

Per evolvere è fondamentale fare un passaggio in più, quello cantato da Elisa: comunicare, provare ad andare oltre i non-detti e i silenzi, mettere in discussione la propria idea dell’altra persona, mettersi in gioco ed esprimersi, ma anche comprendere e accogliere le fragilità proprie e dell’altro, evitando così che circolino aspettative e delusioni, difficoltà di comunicazione, prevaricazioni.

Come spiega Monguzzi F. (2006), la coppia può funzionare se non ci si con-fonde con l’altro, se si guarda l’altro come individuo separato da sé, con interesse e curiosità, con la consapevolezza che ognuno ha una personalità con caratteristiche proprie e indipendenti e mette in atto azioni e reazioni con cui è possibile negoziare in modo costruttivo, comunicando apertamente e in prima persona, a favore di una vita e un percorso comuni.

A questo proposito possono essere utili le indicazioni di Satir V. (1999), che spiega come si possa provare a cambiare il modo di rapportarsi nella coppia attraverso cinque idee.

La prima riguarda il senso di uguaglianza, l’essere liberi da dinamiche e vissuti basati su superiorità/inferiorià, predominanza/sottomissione: in una relazione si ha lo stesso valore, i punti di vista, i vissuti, i bisogni, le esperienze di ognuno hanno la stessa importanza.

La seconda fa riferimento al non vedere l’altro come un complemento, una parte che permette di sentirsi completi: ognuno può portare “occhi e cuore”, può essere sia cognitivo sia intuitivo, una persona intera, e può imparare a dare voce a entrambe le parti.

La terza idea suggerisce di andare oltre i ruoli e di scoprire l’identità, propria e dell’altro: non si è una sola cosa, moglie/marito o mamma/papà o lavoratore/lavoratrice, ma si può essere un partner e un genitore e un lavoratore e un appassionato di… e molto altro.

La quarta idea sottolinea l’importanza di avere, o sviluppare nel tempo, una buona stima di sé per poter essere più autentici e per non doversi mascherare (ad esempio per timore di essere rifiutati o di non poter essere stimati/amati) creando difese che finiscono con l’allontanare l’altro.

La quinta idea, infine, ha a che fare con il rispetto per la vita, che stimola passione e compassione, necessarie per amare e entrare in connessione con l’altro.

Passo dopo passo, con una maggiore comprensione di sé e dell’altro, nel rispetto dell’individualità di ognuno ma anche nella capacità di starsi accanto, la relazione di coppia può quindi diventare un luogo di intimità e vicinanza, amore e protezione, fonte di conforto affettivo (Monguzzi F., 2006). Può diventare un luogo dove è possibile essere complici, piangere e ridere insieme, condividere, esprimersi e confrontarsi, coltivare il bello, sentirsi accettati e apprezzati per come si è.

Bibliografia

Menghi P. (1997), Zone di silenzio, Mandala Scuola di Normodinamica, Roma.
Dicks H.V. (1967), Martial Tensions, Routledge&Kegan Ltd, London; trad. it. Tensioni coniugali, Borla, Roma, 1992.
Monguzzi F. (2006), La coppia come paziente. Relazioni patologiche e consultazione clinica, Franco Angeli, Milano.
Satir V. (1999), “Il cambiamento nella coppia”, in Andolfi M. (a cura di), La crisi della coppia, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Discografia

Elisa (2019), “Anche Fragile”, in Diari aperti, Universal.